Inediti - I vostri testi
In questa pagina potrete leggere i migliori lavori pervenuti al nostro sito. Stazioneranno per una o più settimane, poi cederanno il posto ad altri scritti meritevoli.
6/24


Prese le chiavi della macchina con gesto meccanico, ma al tatto sentì il portachiavi come ulteriore fonte di fastidio. Anche quello gli era stato regalato da una donna di cui non ricordava più il nome. Si sentì assediato e scappò via. Niente macchina. Salì sul suo enduro 750 vecchio di quindici anni ma ancora bello e solido, e fuggì via veloce dalla città. Il salto nella 'maturità' voleva farlo da solo, accidentalmente nei panni di studente universitario.

Allontanandosi col vento in faccia cercava di pensare solo ai boschi, a quei monti dove voleva arrivare prima possibile e dove riusciva a sentirsi rilassato, spoglio di tutte quelle storie che, illudendosi di essere innamorato, si era fatto piovere addosso. Ovviamente. Ma più correva, più i pensieri fluivano, e per quanto cercasse di arginarli canticchiando mentalmente motivi rock che lo riportassero all'adolescenza, quelli tornavano pure a tempo di musica. I volti delle donne, le situazioni, gli attimi mai meditati delle scelte... era come un infinito zapping tra i ricordi. Bruno cercò di ironizzare, pensando che gli avevano parlato del giro di boa che si fa raggiunti i quaranta, ma che non credeva arrivasse così puntuale e repentino.

Continuò a canticchiare Stand by me finché non gli venne a noia, poi pensò a suo padre, ma soprattutto a sua madre. Ormai erano alle soglie della vecchiaia, rassegnati a trascorrerla senza avere il loro unico figlio a fianco. Perché gli erano venuti in mente proprio loro? "Che domande...", si disse Bruno, "e perché stamattina mi sono svegliato con la certezza che qualcosa dentro di me era cambiato?". Non si pose più il problema del perché, ma lasciò che il flusso dei pensieri andasse libero a pescare immagini nella sua infanzia, e poi nelle svariate volte in cui, mentendo, aveva detto ai suoi genitori che non poteva andarli a trovare per impegni di lavoro. E invece era solo per stare con una donna o con gli amici. O a quelle altre volte, in cui loro telefonavano a casa sua e trovavano una donna spesso diversa dalla precedente a rispondere al telefono. Hai voglia a spacciargliela come la nuova segretaria... Eppure quello che avrebbero voluto dirgli per anni, per tutta la loro vita, non glielo avevano mai detto. L'avevano congelato nelle loro espressioni quando lui faceva il nome di qualche donna. Quei volti mesti, rassegnati, di brava gente che aveva da poco festeggiato i cinquant'anni di matrimonio e che non aveva mai concepito il rapporto tra uomo e donna che in un unico modo: ci si conosce, poi ci si innamora, infine si passa al matrimonio. E si fa di tutto per proteggerlo, per conservarselo a vita. Ecco, nelle loro espressioni c'era disegnata la rassegnazione per la certezza che a loro figlio questo non erano riusciti a farlo capire. Insomma, Bruno pensò che avevano tentato di trasmettergli un modello, e forse lui l'aveva trasgredito apposta. Ma ora? L'illusione di cui si sentiva vittima nasceva forse da quella voglia di trasgressione? Stava forse pensando che avevano ragione i suoi? Stava forse sospettando che in fondo aveva sbagliato solo per l'aprioristica necessità di distruggere i modelli dei padri? Il pensiero che ci si innamora, ci si sposa e quindi, dopo e solo dopo, si ama, lo stava forse sfiorando?

Si fermò a fare benzina senza abbandonare questi pensieri. Poco distante da lui era già in attesa un'auto con una coppia a bordo. Inequivocabilmente marito e moglie, quarantenne lui poco più giovane lei. Guardavano in direzioni opposte, come se ognuno di loro fosse solo in macchina, e intanto parlavano ai loro cellulari. "Speriamo almeno non stiano parlando tra loro e si siano accorti di essere uno accanto all'altra", pensò Bruno. Poi pagò e ripartì. No, i suoi genitori in realtà non avevano mai capito che la loro è stata una generazione fortunata per ciò che riguarda i sentimenti. Tutto era chiaro, stabilito. Adesso non più. E questo non erano mai riusciti a capirlo, per quanto lui gliel'avesse spiegato decine di volte. Il fatto è che più lui lo spiegava a loro e più si lasciava vincere da quell'illusione, dall'illusione di poter essere innamorato più e più volte, praticamente di continuo. Era stato anni a spiegare loro che nella nostra cultura c'è qualcosa di sbagliato, che si tende a razionalizzare la nostra vita e a fare una cosa per volta: prima gli studi, poi il lavoro, poi il matrimonio, poi i figli... Che invece in altre culture si può contemporaneamente studiare e lavorare e fare anche un figlio, magari ci si può pure sposare, ma non è necessario. E non è detto che si debbano avere un solo lavoro e un solo matrimonio nella vita. Poveretti, non lo capivano, ma abbassavano la testa quasi compatendo lui e la sua generazione.

Inserì una marcia più bassa, svoltò a destra e si immise in uno slargo sterrato pieno di cunette. Una vecchia scorciatoia che non prendeva dai tempi dell'università, quando gli piaceva fare un po' di salti con la moto. Quella domenica li fece, e si scoprì ancora agile in sella. All'ultimo dosso pensò a Born to be wild, rise di gusto e saltò. A riempirlo di gioia fu senz'atro il volo, ma ancora di più l'atterraggio, che del volo fa prendere coscienza, in mezzo testacoda, perfetto, con cui riuscì a bloccare la moto. Si fermò qualche istante per guardarsi intorno ed ebbe la sensazione di essere libero. Quella sensazione finalmente gli piaceva. Adesso che stava capendo i meccanismi della sua illusione, la libertà non lo spaventava più. Aveva pensato per anni che cercare nuove avventure, nuovi amori fosse sinonimo di libertà. Aveva rinunciato alla filosofia perché pensava che il denaro fosse sinonimo di libertà. Aveva sempre avuto paura di essere troppo libero, ecco perché si era inventato la necessità di innamorarsi di continuo. Aveva costruito la sua vita in funzione di questo: vivere l'innamoramento e poi, finito quello, darci un taglio. Ora qualcosa gli diceva che da qualche parte aveva sbagliato. Riprese a correre con la moto tra strade sterrate, ormai non molto lontano dalla sua meta.