Inediti - I vostri testi
In questa pagina potrete leggere i migliori lavori pervenuti al nostro sito. Stazioneranno per una o più settimane, poi cederanno il posto ad altri scritti meritevoli.
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Spalancò la porta e si accorse subito che qualcun altro amava quella baita solitaria, e l'aveva trasformata in un piacevole rifugio d'amore. Non c'era niente di più di quello che deve esserci in una baita incustodita e aperta a tutti, però l'aria che si respirava era inequivocabile. E Bruno ne rimase inebriato. Quelle tendine che ricordava sporche di polvere e muffa erano candide e raccolte a grappolo, come se dietro di loro una figura femminile fosse in costante attesa del suo uomo, fuori a cacciare la selvaggina per la cena. Il camino era pronto per l'uso: tra la legna c'era dell'incenso, e proprio davanti a dove sarebbe brillato il fuoco una stuoia su cui stare accoccolati in due a raccontarsi favole e sogni. Chiunque l'avesse preparato a quel modo aveva un unico buon motivo per farlo: stare bene con la persona che amava. Il legno dei mobili era tornato lucido e vivo. Le candele, nei candelabri di legno scolpiti a forma di gnomi da fiaba come solo un innamorato può fare, erano disposte in un modo tale da non poter pensare che fossero lì solo per illuminare l'ambiente. E una chitarra consumata, adagiata sul dondolo, lasciava immaginare dolci note sussurrate in accordo col crepitìo del fuoco e con lo stupore degli occhi di lei. Sul letto non c'erano sacchi a pelo, ma un morbido materasso di paglia che fece sorridere Bruno. E soprattutto non c'erano orologi. Chiunque si amasse così tanto non andava disturbato, tanto meno da uno a caccia di verità su illusioni svanite. Bruno riaccostò la porta con dolcezza, con rispetto, diede un ultimo sguardo come di malinconia per qualcosa che aveva appena scoperto e che già sentiva di desiderare. Sospirò, montò in sella e ripartì.

In fin dei conti voleva trascorrere una giornata tra i boschi, perché stare alla baita? Però... gli venne in mente quella malga tanto ospitale a pochi chilometri da lì. Abbastanza isolata, vicina a un ruscello e a un bosco di conifere. E, se ben ricordava, i contadini che ci abitavano producevano un'ottima grappa e dello strepitoso Strudel di mele. Avrebbe pranzato lì: formaggio fresco, pane nero e Strudel. Poi sarebbe andato a riposare e riflettere nel bosco, accanto al ruscello. Ma aveva ancora voglia di riflettere? Quella mattinata gli aveva già fatto capire e mettere in discussione molte cose. Forse aveva solo voglia di rilassarsi e stare un po' da solo. Sì, finalmente un compleanno senza doveri.

Procedendo senza correre, rappacificato coi suoi pensieri dall'incontro con l'armonia di quella baita, si stava avviando tranquillo verso la malga, assaporando il sottobosco e chiedendosi se gli invisibili innamorati della baita fossero molto giovani, da quanto fossero innamorati e per quanto lo sarebbero stati. Per lui l'innamoramento verso una persona era qualcosa con un inevitabile termine, con una sua finitezza fatta di rituali e cerimoniali precisi. Un po' come un'opera in tre atti. Il suo sguardo, pilotato da chissà quale beffarda casualità, si posò su un albero, un albero che gli fu subito familiare. E sentì il bisogno di accostarsi. Non spense la moto, non voleva fermarsi a lungo, anche perché aveva fame. Voleva solo capire che cosa gli ricordasse quell'albero. Si avvicinò e notò un'incisione sul tronco, un po' sbiadita ma ancora ben leggibile. Adesso ricordava con chiarezza. Il suo nome era inciso accanto a quello di Sandra. Aveva ventisei anni, lei pochi di meno, e non si era chiesto perché si potesse innamorare di lei quando l'aveva incontrata. Non si era chiesto chi fosse, per quale stramba coincidenza fosse lì; non si era chiesto che 'tipo' fosse, né che ruolo stesse cercando di recitare; non si era chiesto se gli piacesse, né se la desiderasse e perché. Non si era chiesto niente, aveva solo rovesciato come un guanto la sua anima per lei, era rimasto senza pelle e col solo ricordo di una giornata intera in quel bosco e di un unico lunghissimo bacio. Il giorno dopo lei partì per New York. Doveva rimanerci un paio di settimane. Ma quando contava le ore, certo di riabbracciarla, ricevette una lettera. A New York ci sarebbe rimasta molto di più, avrebbe fatto lì l'università. Non era riuscita a dirglielo, e non era neanche riuscita a dirgli che in realtà era partita solo una settimana dopo il loro incontro, né che aveva evitato di incontrarlo ancora per paura, panico, desiderio di fuga davanti all'immagine di un uomo che aveva messo così allo scoperto i propri sentimenti, senza dare loro la forma di un discorso compiuto, meditato. Aveva avuto paura dei sentimenti, della sincerità. Non l'aveva mai più rivista e non era mai più rimasto senza pelle davanti a una donna, certo che non lo meritassero o che pure meritandolo non lo capissero. Ripartì verso la malga e pensò a quanto è strano l'universo femminile, almeno quello nel quale si era trovato a gravitare lui. Se ti metti a nudo, se non ti nascondi e sveli ciò che senti come l'emozione pretende, se usi parole troppo sincere... queste paiono pesanti da sopportare e false, e le donne ne hanno paura e scappano. Se invece ti racconti una storia, ti crei un personaggio, lo adatti a quello che pensi la donna di turno voglia, se ti comporti da stronzo e le fai sentire la tua mancanza, se non la chiami e centellini le emozioni, se in pratica di quella donna non te ne frega niente perché sai tu per primo che stai recitando... quella non ti si staccherà più di dosso. Che logica stupida, "proprio del cazzo", pensò con amarezza Bruno: puoi essere amato solo dalla donna che non ami. "E poi dicono che l'uomo sia poligamo e traditore nell'anima... In realtà è solo frustrato, perché è condannato a cercare la donna che ama ma praticamente a non dirglielo mai, altrimenti quella vive il sentimento di lui come debolezza e scappa. Se si potesse davvero rimanere bambini nell'anima forse molti miei amici non sarebbero divorziati, molti altri non avrebbero le amanti o le segretarie da scoparsi perché il loro ruolo lo richiede, e non educherebbero i figli a far valere la legge del più forte. In amore forse bisognerebbe essere deboli, e gioire di questa debolezza." Questo pensò, mentre il volto di Sandra, che cercava di immaginare un po' invecchiato, scolpito dall'aria newyorchese e ancora capace di ammaliare, non gli veniva in mente troppo chiaro. In tutti quegli anni lo aveva dimenticato, e aveva recitato troppo. Gli sembrava quasi di non sapere più come fosse lui, a quale personaggio fosse rimasto attaccato. Ma quello che gli piaceva di più in fondo non aveva avuto il tempo di indossarlo: era se stesso, quello rimasto senza pelle, che aveva lasciato un'incisione sul tronco di quell'abete.