Inediti - I vostri testi
In questa pagina potrete leggere i migliori lavori pervenuti al nostro sito. Stazioneranno per una o più settimane, poi cederanno il posto ad altri scritti meritevoli.
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Bruno non si era mai sposato, né con la dormiente del momento né con nessuna delle altre che erano passate dal suo letto alla cucina per preparare il caffè. E anche le sue convivenze erano sempre rimaste limitate nel tempo. Eppure aveva vissuto storie molto lunghe, certo tradendo la sua compagna, cosa che per lui, almeno fino a quest'ultimo risveglio, era del tutto normale. Uscendo dall'illusione durata tutti questi anni, Bruno cominciava ad avere ben chiaro il motivo per il quale non si era mai sposato. Spalancò gli occhi e scattò a sedere sul letto, diede una sonora pacca sul culo alla dormiente, dimenticando che solo pochi minuti prima lo aveva osservato accarezzandone le forme con lo sguardo e trattenendosi anche sulla minuscola peluria bionda che il fresco della notte aveva fatto rizzare, e la volle svegliare.

«Su, è tardi»

«Ma è domenica...»

«È tardi lo stesso, devo uscire...»

«Be', ti aspetto qua e intanto dormo»

«No, preferisco che nessuno mi aspetti più, tanto meno tu»

Non c'era arroganza nel suo tono, né rabbia. Amarezza piuttosto, contenuta amarezza. La donna si girò verso di lui, su un fianco, e non disse niente. Ma quel piccolo solco in mezzo alla fronte ebbe la forza di un grosso punto interrogativo proiettato direttamente sulla determinazione di Bruno. Lui rimase a fissarla, quasi sfidandola. Stavano insieme, se così si può dire, da qualche mese e lui non aveva alcuna voglia di discutere né di spiegare ciò che sentiva in quel momento. Anche perché, nonostante indossasse la maschera dello stronzo sicuro di sé tutto d'un pezzo che ti tiene in pugno, lui per primo aveva bisogno di capire. Ma la sua parte la recitava bene, erano anni che la recitava sempre uguale, con le piccole variazioni che il caso richiedeva, ma con una struttura sottotestuale ben consolidata. Così fu lei a non reggere il suo sguardo.

«Voi uomini siete proprio tutti uguali, scusa la banalità. Lo sapevo che sarebbe finita così, anche quando mi dicevi di essere innamorato. Lo sapevo proprio. Era nell'aria già da qualche giorno. Giusto il tempo di cominciare a crederci e puff... via, quello di cui mi ero illusa svanisce perché ti sei svegliato male. No, non c'è bisogno che mi dici le solite cose tipo "non stare a pensare che è solo un momento e poi cambio idea". Lo so che sei serio. E non mi illudo», finse spudoratamente.

«Meglio, almeno non c'è bisogno di spiegazioni»

«E no. Troppo comodo. Almeno uno straccio di spiegazione me la devi, anche se ha un nome di donna. Come si chiama, eh?»

«Non si chiama in nessun modo, ho semplicemente bisogno di stare da solo, tutto qua», e soltanto nel dirlo Bruno si rese conto che era vero.

«Tutto qua...», disse lei con un sorriso sarcastico a fior di labbra. Come poteva credergli, lei così giovane, così bella, così sicura di sé, così matura per i suoi pochi anni, ventiquattro anni di solito sono pochi, così capace di impersonare il difficile ruolo della 'compagna', della donna navigata che ti lascia tutta la libertà che vuoi. Come poteva credergli?

«Tutto qua, davvero», rispose lui. E quell'avverbio doveva servire a rendere definitiva una decisione unilaterale e inspiegabile agli occhi di lei.