Bruno non si era mai sposato, né con la dormiente del momento
né con nessuna delle altre che erano passate dal suo letto
alla cucina per preparare il caffè. E anche le sue convivenze
erano sempre rimaste limitate nel tempo. Eppure aveva vissuto
storie molto lunghe, certo tradendo la sua compagna, cosa che
per lui, almeno fino a quest'ultimo risveglio, era del tutto normale.
Uscendo dall'illusione durata tutti questi anni, Bruno cominciava
ad avere ben chiaro il motivo per il quale non si era mai sposato.
Spalancò gli occhi e scattò a sedere sul letto,
diede una sonora pacca sul culo alla dormiente, dimenticando che
solo pochi minuti prima lo aveva osservato accarezzandone le forme
con lo sguardo e trattenendosi anche sulla minuscola peluria bionda
che il fresco della notte aveva fatto rizzare, e la volle svegliare.
«Su, è
tardi»
«Ma è
domenica...»
«È
tardi lo stesso, devo uscire...»
«Be', ti aspetto
qua e intanto dormo»
«No, preferisco
che nessuno mi aspetti più, tanto meno tu»
Non c'era arroganza
nel suo tono, né rabbia. Amarezza piuttosto, contenuta
amarezza. La donna si girò verso di lui, su un fianco,
e non disse niente. Ma quel piccolo solco in mezzo alla fronte
ebbe la forza di un grosso punto interrogativo proiettato direttamente
sulla determinazione di Bruno. Lui rimase a fissarla, quasi sfidandola.
Stavano insieme, se così si può dire, da qualche
mese e lui non aveva alcuna voglia di discutere né di spiegare
ciò che sentiva in quel momento. Anche perché, nonostante
indossasse la maschera dello stronzo sicuro di sé tutto
d'un pezzo che ti tiene in pugno, lui per primo aveva bisogno
di capire. Ma la sua parte la recitava bene, erano anni che la
recitava sempre uguale, con le piccole variazioni che il caso
richiedeva, ma con una struttura sottotestuale ben consolidata.
Così fu lei a non reggere il suo sguardo.
«Voi uomini
siete proprio tutti uguali, scusa la banalità. Lo sapevo
che sarebbe finita così, anche quando mi dicevi di essere
innamorato. Lo sapevo proprio. Era nell'aria già da qualche
giorno. Giusto il tempo di cominciare a crederci e puff... via,
quello di cui mi ero illusa svanisce perché ti sei svegliato
male. No, non c'è bisogno che mi dici le solite cose tipo
"non stare a pensare che è solo un momento e poi cambio
idea". Lo so che sei serio. E non mi illudo», finse
spudoratamente.
«Meglio, almeno
non c'è bisogno di spiegazioni»
«E no. Troppo
comodo. Almeno uno straccio di spiegazione me la devi, anche se
ha un nome di donna. Come si chiama, eh?»
«Non si chiama
in nessun modo, ho semplicemente bisogno di stare da solo, tutto
qua», e soltanto nel dirlo Bruno si rese conto che era vero.
«Tutto qua...»,
disse lei con un sorriso sarcastico a fior di labbra. Come poteva
credergli, lei così giovane, così bella, così
sicura di sé, così matura per i suoi pochi anni,
ventiquattro anni di solito sono pochi, così capace di
impersonare il difficile ruolo della 'compagna', della donna navigata
che ti lascia tutta la libertà che vuoi. Come poteva credergli?
«Tutto qua,
davvero», rispose lui. E quell'avverbio doveva servire a
rendere definitiva una decisione unilaterale e inspiegabile agli
occhi di lei.
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