Inediti - I vostri testi
In questa pagina potrete leggere i migliori lavori pervenuti al nostro sito. Stazioneranno per una o più settimane, poi cederanno il posto ad altri scritti meritevoli.
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Lo guardò ancora con sottile furbizia, poi, con la forza di una convinzione sbagliata, si alzò e senza dire una parola andò a ficcarsi sotto la doccia. Bruno non voleva essere troppo duro con lei, e infatti non le disse niente. Semplicemente decise di aspettare. Come si era innamorato di lei? L'aveva conosciuta al compleanno di una sua ex, con cui era rimasto in ottimi rapporti e ogni tanto ci scappava una scopata. Aveva pensato subito di lei che fosse una rompiballe, stronza e per di più viziata. Quasi a voler confermare questa sua impressione su di lei non le toglieva gli occhi di dosso, osservandone il comportamento tenuto con gli altri ospiti, mediamente di una decina d'anni più adulti. Il suo atteggiamento di superiorità e strafottenza, il saper aggiungere la parolina giusta all'interno di una discussione arenata attorno a speculazioni spesso vacue, il modo di chiedere al cameriere di prepararle un drink, la naturalezza con cui passava da atteggiamenti quasi infantili, tesi a sedurre, ad atteggiamenti da donna matura e navigata, un po' snob e un po' intellettuale trasgressiva da salotto newyorchese, tutto questo confermava le sue impressioni. Bruno più la osservava, più era certo di avere proprio centrato il tipo. E questo lo riempiva di soddisfazione: almeno tutto quel cambiare donne a qualcosa era pur servito. A riconoscere al volo il 'tipo' che si trovava di fronte. Però non riuscì a cogliere un momento importante nell'evoluzione del comportamento di lei, il momento in cui sarebbe arrivato il suo turno. E puntualmente il suo turno arrivò.

Tutto ciò che razionalmente lo aveva appagato nell'osservarla, finì per attrarlo. Bruno non capì se lei avesse tessuto quella tela per arrivare a lui dopo averne suscitato la curiosità, o se l'incontro fosse stato casuale, però si fece catturare perché lei infine era riuscita a sorprenderlo. Da lì a immaginare che fosse proprio la sua donna ideale passarono pochi minuti. Capitò come capita a un pugile che sta vincendo largo ai punti e, arrivato all'ultima ripresa, la usa come fosse una passerella. Poi si distrae solo una frazione di secondo, giusto un attimo, e l'altro, che era finito al tappeto magari tre o quattro volte durante il match, gli assesta un gancio malefico che prima lo sorprende, ma poi lo stende. E in quei dieci secondi che lo separano dalla sconfitta, il pugile continua a chiedersi "ma come cazzo ha fatto... com'è che non me ne sono accorto... perché non riesco ad alzarmi...". Poi sente il gong finale, e solo allora si accorge che è troppo tardi. Per Bruno era stata la stessa cosa a quella festa.

Ma quando sentì l'acqua della doccia scorrere, e non poteva che scorrere sul corpo di lei, capì. Il suo sguardo iniziò a vagare per quella casa che era sua, che pure non conosceva fino in fondo, e si rese conto che non la sentiva mica tanto sua. Già, perché negli slanci di passione aveva concesso a troppe il gusto di modificarla a proprio piacimento: aggiungere un mobile, un vaso, un quadro, togliere un tappeto, spostare una pianta o arredare un'intera stanza. Pensò che aveva iniziato a lavorare come consulente finanziario per potersi permettere il lusso di corteggiare le donne come meglio credeva. E quando ne corteggiava una, era talmente deciso e credibile che non falliva quasi mai. Adesso si ritrovava con tutte le agiatezze che il denaro può dare, in una casa molto lussuosa ma a lui quasi sconosciuta, e con un'illusione che lo stava abbandonando. Però si sentiva bene, rilassato, e ancora una volta pensò che quello era un buon giorno per fare chiarezza.

La ragazza uscì dalla doccia e non esitò ad asciugarsi davanti a lui, inutile tentativo di suscitare un ripensamento attraverso la seduzione. Lui la guardava e sorrideva, senza dire niente. Lei si sforzava di apparire naturale. Ma quando una donna si riveste davanti a un uomo rallentando con sapienza i gesti che portano la sottoveste di seta grigio perla a scendere lungo il suo corpo ancora bagnato, e volutamente indossa i jeans senza slip, crogiolandosi nel massaggio della stoffa che sale lenta sulla pelle fino al pube, e poi lascia i bottoni sbottonati come sbadatamente, ma certa che apparirà molto sexy... insomma quando è bella, come lo era la ragazza davanti a Bruno, e fa tutto questo per un uomo che la sta a guardare... o lo stende al tappeto e potrà farne quello che vuole, oppure è meglio fingere fino all'ultimo, come se in realtà quei gesti facciano parte della sua quotidianità e non abbiano altro fine che quello di vestirsi. E poi andarsene. La ragazza fu bravissima.

«Auguri», disse a Bruno nascondendo tra le pieghe della voce la certezza che si sarebbero rivisti, che lui l'avrebbe richiamata magari più tardi o al più domani. E questo, Bruno lo intuì. Ma in fondo non gli andava nemmeno di distruggerle quella illusione: troppa fatica. Poi la vide prendere lo zaino senza asciugarsi i lunghi capelli e andare via, naturalmente con il passo di chi sa di tornare.

A Bruno rimase un "grazie" impigliato nel palato, e finalmente fu solo a confrontarsi con quell'illusione che era svanita. Non l'avrebbe festeggiato il suo compleanno, anzi, avrebbe lasciata inserita tutto il giorno la segreteria telefonica, per evitare che qualche amico o amica, con la scusa di fargli gli auguri, lo coinvolgesse in una serata nostalgica in cui celebrare il definitivo ingresso nella maturità. Già se l'immaginava. Gli avrebbero invaso casa tutti quegli splendidi quarantenni in carriera alcuni dei quali, e lui non era da meno, sommersi dai soldi ma ancora capaci di perdersi dentro i cinici intellettualismi o ideologismi di vent'anni prima. La nuova generazione di borghesi plasmata sul modello dei giovani progressisti newyorchesi over quaranta: tutti molto trend, molto snob, molto finemente intellettuali e intolleranti al punto giusto. Amanti delle espressioni più estreme e innovative dell'arte, ma solo perché non in grado di coglierle nella loro essenza di bluff. Per loro l'artista è necessario, tanto più lo è quanto meno è comprensibile. Altrimenti di cosa si parlerebbe. Una generazione che si è lasciata alle spalle le emozioni perché di quelle non si può parlare, bisogna viversele addosso e bruciarle dentro. Una generazione per la quale ciò che conta è la novità, o addirittura basta la notizia della novità. Bruno non aveva nessuna intenzione di passare una serata così, né di ricevere festeggiamenti.

Decise di radersi, lui che portava la barba da quindici anni. E allo specchio scoprì lentamente un volto ancora giovanile, con sulle labbra quella maliziosa smorfia da adolescente che faceva tanto impazzire le sue compagne di liceo. Tagliò via anche i baffi e, con loro, anni di adeguamento a stereotipi generazionali. Si infilò sotto la doccia e, mentre l'acqua gli lavava via l'odore di quella notte, decise che avrebbe cambiato l'arredamento di casa. Tutto. Voleva sentirla davvero sua quella casa. Gli sembrava il primo passo. Piccolo ma importante. Avrebbe salvato solo la poltrona svedese dello studio e la lampada giapponese del salotto. Il resto, via. Ma tutto questo non poteva farlo subito, visto che era domenica. Ovvero, avrebbe potuto, ma gli sembrò più giusto rimandarlo a un altro giorno. Si asciugò, e ricordò con quanto trasporto seduttivo una delle sue tante donne gli aveva regalato quell'accappatoio. Era riuscita a entrargli in casa senza che lui lo sapesse, con la complicità della donna di servizio; aveva preparato una cena e si era fatta trovare sotto la doccia. Poi era uscita avvolta nell'accappatoio e, mentre lui l'aspettava a tavola, se l'era tolto, dicendogli che era per lui. Che però vi sarebbe rimasta impressa per sempre l'armonia del suo corpo, e lui l'avrebbe sentita addosso ad ogni doccia. In realtà dopo... cinque, quattro anni forse, l'armonia di quel corpo la sentiva solo adesso e non per i motivi che lei avrebbe voluto. Poi cenarono, e lei rimase nuda davanti a lui per tutta la cena. Come si chiamasse non lo ricordava bene, ricordava con che naturalezza stava nuda: ma perché se n'era innamorato? Ah, sì... era il periodo in cui lo attraevano le donne di successo, quelle con le palle e la carriera... E lei ne era un po' la quintessenza, visto che oltre a essere molto bella era anche un avvocato di notevole successo, con studio nel quartiere più esclusivo della città e clientela a nove zeri. Si chiamava Rita. Forse si trattava del fascino del dominio verso chi nella vita domina gli altri. E l'aveva fatta innamorare, eccome... Poi ovviamente si era stufato, rimettendosi alla ricerca di un altro ideale femminile. Ovviamente. Un avverbio racchiudeva così bene oltre vent'anni di amorazzi illusori e fallimentari? Ovviamente sì.