Inediti - I vostri testi
In questa pagina potrete leggere i migliori lavori pervenuti al nostro sito. Stazioneranno per una o più settimane, poi cederanno il posto ad altri scritti meritevoli.
10/24


Bruno sedette sulla riva del ruscello. Voleva chiedersi perché quell'illusione era crollata così in fretta, di botto. Cosa doveva succedere? Doveva forse innamorarsi per davvero, finalmente? E come lo avrebbe capito visto che se l'era sempre raccontata, visto che non aveva altro metro di valutazione che la sua stessa illusione? Si lasciò trascinare per un po' dal rumore dell'acqua e dallo stormire delle foglie. I grilli lontani e qualche scoiattolo facevano da contrappunto. Quella voce da soprano gli ottundeva ancora la mente, come se avesse lasciato un'impronta indelebile. Si sdraiò sull'erba e cominciò a guardare attraverso le foglie verso il valzer di ombre che il sole disegnava tra gli alberi e nel sottobosco. Smise di pensare, almeno così credette, e fu assalito dal torpore, come di sonno. Vi si abbandonò, ma quel torpore maligno non era di sonno.

Come lame di luce si infilzarono nella sua mente immagini di donne, volti, corpi, a volte anche anime gli sembrò. E non poteva scacciarle. Lame che facevano a pezzi quello scudo di finte emozioni che gli era cresciuto attorno all'anima. L'ultima lama fu quella che lo squartò, quella che gli insinuò l'immagine di una ragazza... non ne ricordava il nome, sebbene si sforzasse e chiedesse a se stesso pietà e un po' di tempo per rifletterci, una ragazza le cui lacrime si trasformavano in ghiaccio scivolandole sul seno e sul ventre, una ragazza che, senza rancore, gli diceva che se lui non l'avesse lasciata forse quel bambino l'avrebbe tenuto, forse... La sua remissività era angosciante. Schiacciata in quell'angolo male illuminato, con la voce sottile e quasi pigolante che accompagnava come un carillon il suo dondolarsi psicotico. Bruno non ricordava che una cosa del genere fosse mai successa, e forse davvero non era mai successa. Ma l'immagine si ribellò e la ragazza si fece ghiaccio e pietra e ogni lacrima la squartava un po' di più, sciogliendola in rivoli di sangue. Sentì come una stilettata di ghiaccio sulla fronte, come una sottile stilettata che lo avrebbe ucciso e si svegliò. Una bambina piangeva accanto a lui e le sue lacrime erano cadute sulla sua fronte, gelide solo perché quell'incubo lo aveva fatto sudare.

«Svegliati signore, ti prego...», ripeteva la bambina. Bruno subì la scossa del ritorno alla realtà e si aggrappò a lei con forza, intimorendola.

«Che c'è?» riuscì solamente a dire con una voce ancora impastata di incubo. «Che c'è?», ripeté deglutendo a fatica e allentando la presa dal braccio della bambina.

Lei tacque per un po', aspettò che l'ansimare di Bruno si placasse, quasi a volersi rassicurare sullo stato mentale di quell'uomo. Poi capì che doveva aver fatto brutti sogni, allora si asciugò le lacrime e parlò. «Il mio cagnolino è su quell'albero, ed è piccolo, non sa più scendere. Ho paura che cada nel ruscello. E se cade nel ruscello affoga»

Bruno la guardò da sotto in su, tramutò la stretta in una carezza e la smorfia di dolore in un sorriso. Le disse che ci avrebbe pensato lui, di stare tranquilla, e le fu grato per averlo svegliato. Non aveva mai pensato a un figlio, l'idea stessa era lontana da lui. Per questo si stupì dell'emozione che aveva provato uscendo dall'incubo, un'emozione durata un attimo e nascosta a se stesso, l'impressione che a svegliarlo fosse stata sua figlia.

La prese per mano e si fece accompagnare all'albero. Era proprio a strapiombo sul ruscello e il povero cagnolino era lì bloccato dal terrore e guaiva. Bruno rassicurò la bambina e iniziò ad arrampicarsi. Non lo faceva da chissà più quanti anni, e non era affatto sicuro di riuscire ad arrivare tutto intero fin dove il cane era bloccato. Ma non poteva deludere quella bambina. Non riusciva a capire perché, ma sapeva di non poterla deludere. Appoggiò il primo piede sulla corteccia e con uno scatto di reni appoggiò anche il secondo e si aggrappò al primo ramo. L'esserci arrivato lo fece sentire più sicuro, così passò al secondo ramo quasi senza pensarci. Il cane sembrava tranquillizzato dalla presenza di Bruno sull'albero, e la bambina stava a naso in su quasi trattenendo il respiro. Le nodosità del legno cominciavano a fargli male, e anche le schegge di corteccia che sentiva a fior di pelle. Cambiò ancora ramo: prima un piede, poi aggrapparsi con una mano al ramo superiore... Uno scricchiolìo e la bambina urlò. Bruno sentì un brivido freddo, quasi non si fosse accorto di qualcosa di inevitabile che stava accadendo. Invece era stato un urlo di paura per il cane, che si era mosso e sembrava stesse per cadere in acqua. Bruno rifiatò e proseguì con la scioltezza di chi ha appena evitato un pericolo. Mancavano un paio di rami per poter raggiungere il cucciolo, e lui salì sul primo come entrasse a casa sua. Questa volta lo scricchiolìo fu sordo e Bruno sentì la terra mancargli sotto. Il cane guaì, consapevole forse della sua responsabilità. Bruno rimase appeso a un ramo per fortuna robusto, ma non era certo di avere la forza per tirarsi su. Ciondolava e si sentiva davvero un idiota. Incrociò lo sguardo della bambina e questo gli diede forza. Sentiva di doverle dimostrare che aveva riposto la sua fiducia nella persona giusta. Forse da ciò che lui avrebbe fatto in quel momento sarebbe dipesa l'opinione che quella bambina, crescendo, avrebbe avuto degli uomini. Certo, perché tutto si riduce poi a dover dimostrare qualcosa, recitare un ruolo è solo dimostrare di poter essere altro da ciò che si è, di poter essere esattamente ciò che l'altra persona desidera, di avere capacità di autocritica e voglia di cambiare. Per poi stancarsi, tornare a piacersi così come si è sempre stati e odiare la persona per la quale si era recitato. "Sono le aspettative che distruggono i rapporti", pensò Bruno poco prima di fare uno sforzo supplementare per tirarsi su. Voleva dimostrare qualcosa a quella bambina? Se si fosse lasciato cadere in acqua forse l'avrebbe salvata da future illusioni... o magari sarebbe stato un buono stimolo per farla diventare lesbica. Provò a tirarsi su, ma capì che non ce l'avrebbe mai fatta. Sì, l'avrebbe delusa. Non voleva dimostrare più nulla a nessuno. Si lasciò cadere in acqua e, mentre scivolava giù ad occhi chiusi per godere di quella decisione, pensò da quanto tempo avrebbe potuto farlo, quanto tempo aveva sprecato. Pensò anche alla bambina e alle sue illusioni bruciate. Quando riemerse si accorse che lo scossone dato al ramo aveva fatto sì che anche il cucciolo cadesse, e se lo trovò tra le braccia. La bambina, che era quasi svenuta dall'emozione, si rianimò di botto e cominciò a piangere di gioia. Bruno si sentiva proprio un imbecille: tutti gli sforzi fatti per dimostrare qualcosa, per interpretare bene il ruolo richiesto, aveva deciso di vanificarli. E proprio smettendo di recitare, essendo finalmente preda delle sue debolezze, aveva salvato quel cagnolino e dato fiducia a quella bambina.