«Consulente finanziario»
«Ah, un economista!»
«Veramente
sono laureato in filosofia, solo che... è una lunga storia,
ti annoierei e poi non mi va di raccontarla», disse sperando
che lei gli chiedesse di farlo.
«Ma a me va
di sentirla...»
«Milly - intervenne
la voce del proprietario - noi andiamo. Quando il signore ha finito
chiudi tu?»
Bruno stava per
dire che aveva finito, che se ne sarebbe andato, che aveva pure
quattro ore di moto da fare per arrivare a casa. Ma non disse
niente e lasciò che il «certo, chiudo io» della
ragazza contenesse tutto quello che lui avrebbe voluto dire e
non aveva detto. I proprietari lo salutarono e lui ricambiò
a mezza voce, con un po' di vergogna. La vecchia gli chiese se
sarebbe tornato. E lui la rassicurò. Poi furono soli nella
penombra.
«Milly?»
«Sta per Milena.
Allora, com'è che un filosofo diventa economista? A parte
tutto interessa pure a me, tra meno di un anno mi laureo...»
Bruno abbassò
gli occhi, le sue mani si fecero incerte e la sua voce aveva un
tono che non riconosceva. Cominciò a raccontare e nello
scorrere della memoria e di un'anima nuda come era in quei momenti
quella di Bruno, la ragazza si insinuò aiutandolo a capirsi
meglio, a rendersi conto di cose che solo in quel giorno era riuscito
a mettere a fuoco, ma non del tutto a chiarire. Lei divenne con
poche frasi parte della sua anima. E quando con un sorriso da
femme fatale buttò fuori l'ultima nuvola di fumo, spense
la sigaretta e lo baciò... Bruno non fu in grado di decidere
niente.
Dalla scomoda panca
passarono presto al pavimento, ma per la prima volta Bruno sapeva
di non essere lui a condurre il gioco, sapeva che se solo avesse
tentato di condurlo si sarebbe fatto molto male, perché
lei era decisa a non permetterglielo. Sapeva di non sapere che
cosa stava provando e perché. Ripensava a tutto quello
che durante il giorno si era ripromesso e a come la ragione è
ingovernabile quando l'istinto o il sentimento prendono il dominio.
Quando i suoi pensieri furono troppo aggrovigliati per non rischiare
di impiccarcisi, Bruno smise di pensare e si abbandonò.
Lei era fiume in
piena e fuscello al vento, era pantera e cerbiatto, era ciclone
e brezza. Lui la guardava con occhi da fanciullo, sbarrati e stupiti
davanti all'imprevedibile. Lei voleva squassarlo e domarlo, bruciarlo
e placarlo. Lui non voleva niente.
L'alba si affacciò
impudica sui loro corpi, scoprendo gli occhi aperti di Bruno sul
corpo dormiente di lei. E dietro quegli occhi nessuna domanda,
nessun pensiero. Con un sorriso lei si svegliò, e si accorse
che lui non aveva chiuso occhio per guardarla dormire. Lo accarezzò
e si alzò, rivestendosi in fretta.
«Devo andare
di corsa a casa. Doccia, colazione e poi di nuova qua a lavorare.»
«Ma non lavori
solo di sera?»
«Sì,
ma al mattino devo dare una mano a preparare tutto per la sera.
Dalle otto e mezza alle dieci. Poi sono libera per tutto il giorno.»
«Allora se
rimango possiamo vederci...»
«Se ti va...»,
disse la ragazza con poco entusiasmo.
«Perché,
a te non va?»
«Boh, sì,
come vuoi... Tanto tra dieci giorni parto, torno in città...»
«E che vuol
dire...»
«Semplice,
no... Cioè, se vuoi stare qua questi dieci giorni, per
me... mi fai compagnia, scopi pure da dio... però poi chi
s'è visto s'è visto.»
Bruno sentì
i muscoli cedere di schianto, e dovette fare uno sforzo per trattenere
le lacrime che non aveva mai pianto. «Ho capito. Ti andava
una scopata...».
«E che, a
te no?»
«Certo, certo...
- disse senza neanche sforzarsi di nascondere l'amarezza - Ma
toglimi una curiosità, se puoi... perché hai voluto
sapere tutto di me, perché mi hai fatto scoprire fino a
quel punto, perché mi hai avvolto di emozioni che... insomma
un po' d'esperienza ce l'ho, non si tirano fuori per una scopata...»
«Mah, se lo
dici tu... Io ho solo fatto il primo passo per abbordarti e apparire
interessante. Mica ti potevo violentare... Comunque, adesso andiamocene
da qui che tra poco arriva il boss. Se rimani, passa da qua, magari
ne riparliamo con calma.»
Lo baciò
su una guancia, chiuse la porta e si dileguò. Bruno rimase
immobile a guardare l'alba svanire nel giorno. Sentì un
fremito dentro e si volle convincere che era di freddo, nonostante
gli procurasse un nodo in gola. Sarebbe rimasto? L'avrebbe ricoperta
di rose e attenzioni? Non aveva la forza per salire sulla moto
e scappare. Non sapeva cosa avrebbe fatto, ma voleva farlo. In
quel momento scoprì di poter essere fragile e ridicolo,
e capì finalmente che vuol dire essere innamorati.
Gianni Cardillo
è un giovane sceneggiatore (Trapani, 1967) di talento,
residente a Roma, dove lavora per il cinema e per la televisione.
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