taluni
sono rinserrati in una comprensibile e sdegnosa riservatezza (Blunda);
altri pubblicano soltanto "fuori commercio, per gli amici, per
chi ama la poesia (...)" in occasione di sante festività o di
ricorrenze famigliari (De Vita); la gran parte appronta di tasca
propria le spese di tipografia; parecchi coltivano la "musa" in
modo singhiozzante, dimesso, accidentale; è pressoché un miraggio
la figura del giovin autore, dell'emergente! Si aggiunga che,
spariti ormai da alcuni anni due storici settimanali ("Trapani
Sera" e "Trapani Nuova"), la stampa periodica cittadina (il capoluogo,
come è noto, è privo di un proprio quotidiano) e del circondario
non può dirsi che giovi granché alla causa della letteratura.
Infine, l'editoria: gli impavidi e, almeno finora, poco fortunati
Coppola (Trapani) e Mazzotta (Castelvetrano) fanno quel che possono.
Chi sono, dunque, e cosa hanno prodotto questi misteriosi e misconosciuti
autori trapanesi? Tra i poeti, la vera (e sola, diremmo) rivelazione
degli ultimi anni è Renzo Porcelli (Trapani 1942): pittore, all'inizio
degli anni Settanta si era messo in evidenza anche grazie ad alcune
plaquettes dal sapore sessantottesco e beat generation. Dopo un
silenzio ultraventennale, nel 1995 imprende la pubblicazione di
opere in vernacolo di preziosa e ingegnosa fattura, tra le quali:
L'unna di mari e la mènnula bianca (1996), Cùntura (1997), Paràbbula
(1998), ùrtima sùpplica barocca a lucidda (1999). Altro notevole
cultore del dialetto è Nino De Vita (Marsala 1950), uno dei luogotenenti
della Fondazione Leonardo Sciascia che, dopo l'originale Fosse
Chiti (1984 e 1989) in lingua, ha confezionato in due volumi i
suoi numerosi libretti: Cutusìu (1994) e Cùntura (1999). Fervida
è stata l'attività di poeta - affiancata da quella di narratore
e critico letterario - di Lucio Zinna (Mazara del Vallo 1938),
di cui si richiamano le sillogi Il filobus dei giorni (1964),
Sàgana (1976), Abbandonare Troia (1986), Bonsai (1989), La Casarca
(1992) e Il verso di vivere (1994), che contiene una selezione
dell'intero corpus lirico zinniano. Vasta e rilevante risulta
anche l'opera di Nat Scammacca (Brooklyn 1924), tra i principali
animatori dell'Antigruppo Siciliano (di cui uno degli esponenti
di punta fu il linguaglossese Santo Calì, da annoverare tra i
più robusti poeti della Sicilia del secolo scorso), movimento
artistico che in città si propose, soprattutto, attraverso la
preziosa terza pagina del "Trapani Nuova", dal 1967 al 1991 (una
ricchissima e non effimera fucina che documenta il peso di tale
"compagnia" nell'Isola e le sue feconde relazioni in Italia e
internazionali, ad esempio con personaggi come Cesare Zavattini
e Lawrence Ferlinghetti). Tra le sue pubblicazioni spiccano le
poesie di A lonely room (1966), Glenlee (1971), Ericepeo (1990);
le prose Due mondi (1979), Bye bye America (1986), Sikano l'Amerikano!
(1989); il "manifesto" dei "21 punti dell'Antigruppo" (1971).
Altro poeta di quel milieu - e tra i più convincenti - è Gianni
Diecidue (Castelvetrano 1922), autore anche di testi per il teatro
e di saggi storici. Le antinomie (1981), Poemi (1985), Correspondance
(1988) e Poesie illogiche (1994) sono le sue principali raccolte
liriche. Nello stesso "circolo" ha gravitato Enzo Bonventre (Trapani
1944), abile traduttore e fine poeta: Okusiksak (1988) e Leone
assiro (1993). |